Studio del logo, immagine coordinata, segnaletica
“LA TRIBU’ DEL VAPORE”
Fra le tante proposte arrivate al concorso, la giuria ha scelto “La tribù del vapore”, progettato da Antonio Motolese Lazzàro.
Motolese ha studiato all’ISIA di Urbino. Il marchio ha un segno forte e vuole creare un sistema. Partendo dalla forma del nome diventa una sorta di “tattoo”, un timbro che si adatta alle diverse situazioni di un grande laboratorio “work in progress”. Un segno che si farà ricordare perché è ben progettato e può diventare davvero l’emblema di una comunità giovanile che vuole fare sperimentazione e scoprire nuovi linguaggi.
La Fabbrica del Vapore è uno spazio aperto a nuovi linguaggi e tecniche nel campo del design, delle arti visive, della musica, della fotografia, dei new media, del teatro, della danza, del cinema e della scrittura. Mostre, eventi, iniziative culturali si susseguono per tutto l’arco dell’anno.
Il nome della struttura è legato alla sua storia. Nel 1899, nell’area intorno a via Messina, viene fondata la Ditta Carminati, Toselli & C., che si dedica alla costruzione di materiale per ferrovie, tramvie e affini. All’inizio del 1907, con il contributo di nuovi soci, viene costituita la Società Italiana Carminati Toselli che si espande ulteriormente: nel giro di pochi anni la nuova sede occupa l’intero isolato compreso tra le vie Messina, Procaccini, Nono e Piazza Coriolano. Nel 1935 la società viene sciolta e gli edifici vengono prima affittati ed in seguito venduti a differenti società, che vi svolgono le più svariate attività.
Nel complesso di via Procaccini è ospitata anche La Cattedrale, suggestiva sede di manifestazioni, eventi e laboratori dedicati alla creatività giovanile.
Il marchio ha un segno forte e vuole creare un sistema. Partendo dalla forma del nome diventa una sorta di “tattoo”, un timbro che si adatta alle diverse situazioni di un grande laboratorio “work in progress”.
Un segno che si farà ricordare perché è ben progettato e può diventare davvero l¹emblema di una comunità giovanile che vuole fare sperimentazione e scoprire nuovi linguaggi.
Mario Piazza
Il marchio proposto é il frutto di una ricerca, ben delineata, verso un’immagine astratta essenziale e pregnante, verso un segno facilmente riconoscibile e riconducibile alla Fabbrica del Vapore.
Si sono quindi esaminati attentamente i vari aspetti che caratterizzano “La Fabbrica del Vapore” nel tentativo di evocarli tutti in un unico segno: dal progetto che la anima, cioé quello di creare un centro di incontro tra creatività giovanile e produzione; allo spazio stesso, di cui si vuole salvaguardare l’architettura industriale, spazio modulare progettato per essere duttile e flessibile alle diverse funzioni.
Tutti questi aspetti sono stati convogliati in un’immagine semplice e sintetica, dato l’utilizzo del marchio che sarà applicato su prodotti e supporti di vario genere come segno di appartenenza alla Fabbrica.
Si è deciso di partire dai termini FABBRICA e VAPORE, ritenuti fortemente evocativi (fabbrica=materia, produzione, progettazione; vapore=cultura, potenziale creativo, sperimentazione) e di lavorare sulla loro integrazione reciproca.
Ne é scaturita un’immagine organica (una sorta di spina dorsale) dall’aspetto totemico (specie se vista in posizione verticale), il che sottolinea il concetto di appartenenza ad una determinata “tribù metropolitana”: quella dei giovani artisti della Fabbrica.
E’ un segno mimetico che funziona sia come segno leggibile che come segno astratto- decorativo; rarefatto e irregolare, aperto e fluido, ma allo stesso tempo con un suo preciso andamento ritmico dato dal ripetersi degli elementi (moduli) che creano la struttura portante e che caratterizzano il marchio rendendolo riconoscibile in tutte le sue applicazioni (versioni contratte).
La compresenza di elementi regolari e irregolari conferisce dinamicità al marchio il cui aspetto può evocare le ricerche delle prime avanguardie sulla rappresentazione della velocità nello spazio, ricollegandosi così ad una determinata epoca storica legata allo sviluppo industriale e, di conseguenza, alla storia di questo “spazio architettonico recuperato”, oggi destinato a nuovi usi. Antonio Motolese-Lazzàro
The strong visual impact of this mark immediately reads as a systemic pattern of positive and negative space. It began as an exploration of the name, Fabbrica del Vapore, and turned into something like a tattoo that could easily be all the different applications of a large ‘work in progress’. The success of this logo has made it unforgettable once you have seen it, which makes it the perfect emblem to symbolize a community of young minds who want to experiment with expression and find new creative outlets.
Mario Piazza
The logo was well-thought out and the result of careful research, the purpose of which was to come up with an abstract image that would be both full and empty, both minimal and maximal and have both everything and nothing. It had to be easily recognizable and immediately associated with the Fabbrica del Vapore. Additionally, each and every aspect that is characteristic of the FdV had to be taken into consideration before attempting to create a logo that would express everything equally in one symbol.
The need for such a logo grew out from the FdV project itself which was to create a place for young creative people to meet with production possibilities and similar artistic energies. The space retained its original industrial architecture, modular areas designed to be ductile and flexible and that can adapt to a variety of shapes and sizes. Also this was to figure into the logo, since the logo would be used to identify products or support material as if to say ‘this belongs to FdV’.
As it has already been mentioned, the starting point for the logo was the two words FABBRICA and VAPORE. The words themselves are evocative and full of literal and symbolic meaning, ‘fabbrica’ means factory and implies the solid material substance, production and planning aspect; ‘vapore’ means steam or vapor, which implies the intangible, the culture, creative potential and exploration and discovery part. The idea, therefore, was to work on how these two contrary meanings could be put together and be played off against each other.
From this idea a sort of organic image was born and became the backbone of the entire logo. Its totem-like aspect (even more apparent if viewed vertically) serves to emphasize even more that this group of young artists at the FdV is an ‘urban tribe’. It is a mimetic symbol that acts as both a legible logo and an abstract-decorative sign; rarified and irregular, open and fluid but at the same time with its precise rhythmic movement. The repetition of its elements (modules) making up the base structure are what help to characterize the logo and make it recognizable in all of its applications, including the contracted or shortened versions.
The combined presence of the regular and irregular elements also give a dynamic aspect to the logowhich recalls the avant garde experimentations of motion in space, which was part of a specific period in history linked to industrial development, which in turn ties in with the factory element of the project, this recycled architectural space, that today is being used for a totally new and different kind of production.
Antonio Motolese-Lazzàro